A un anno dall’entrata in vigore della legge Salva Casa, la normativa pensata per semplificare e regolarizzare alcune difformità edilizie è ancora al centro del dibattito. Nata per modificare il Testo Unico dell’Edilizia e snellire le procedure legate all’accertamento di conformità e allo stato legittimo degli immobili, la legge si è però scontrata fin da subito con le complessità del sistema normativo italiano, in particolare con il mosaico delle competenze regionali.
Nonostante sia stato definito il Salva Casa come una legge “auto-applicativa”, nella pratica è emersa la necessità di un lavoro di armonizzazione tra la normativa nazionale e le disposizioni locali. Di fatto, le Regioni hanno dovuto intervenire con circolari, leggi regionali e modifiche regolamentari per garantire una coerente applicazione delle nuove regole.
A oggi, 16 Regioni (oltre alle Province Autonome) hanno già adottato misure per recepire o chiarire l’applicazione del Salva Casa. Alcune, come il Lazio, sono intervenute tempestivamente, accompagnando la legge con linee guida e modifiche normative puntuali, come l’innalzamento al 15% della soglia per le variazioni essenziali. Altre, come la Lombardia o la Campania, hanno rivisto norme regionali precedenti per evitare conflitti normativi, chiarendo aspetti come i cambi di destinazione d’uso e il recupero dei sottotetti.
Il Friuli Venezia Giulia ha addirittura definito nel dettaglio le misure delle tende a pergola (VePA) che rientrano nell’edilizia libera, mentre in Sardegna, che ha scelto un approccio più restrittivo, restano in vigore standard più elevati per l’agibilità degli immobili. La Sicilia, in quanto Regione a Statuto Speciale, ha richiesto un doppio livello di recepimento, con circolari esplicative e interventi normativi successivi.
In parallelo, il Governo ha dovuto correre ai ripari rispetto ai dubbi applicativi sollevati da tecnici comunali e professionisti. Dopo una prima pubblicazione di FAQ a gennaio 2025, sono state emanate le linee guida ufficiali, che hanno fatto chiarezza su numerosi aspetti operativi, dal calcolo delle tolleranze costruttive alla definizione dello stato legittimo.
A livello operativo, una delle sfide principali è stata l’adeguamento della modulistica unificata. La Conferenza Unificata ha approvato i nuovi moduli Salva Casa per Cila, Scia, permesso di costruire e, più recentemente, per la Segnalazione certificata di agibilità. I Comuni hanno avuto tempo fino a maggio per aggiornare gli strumenti in uso, ma non tutti sono riusciti ad adeguarsi nei tempi previsti, generando ulteriori incertezze.
Il bilancio, a un anno dall’entrata in vigore, è quindi ancora interlocutorio: se da un lato il Salva Casa ha posto le basi per una semplificazione attesa da tempo, dall’altro ha messo in luce l’estrema frammentazione normativa del settore edilizio italiano. Le differenze tra Regioni, unite alle difficoltà interpretative, dimostrano che semplificare l’edilizia non è mai solo una questione di norme, ma anche di coordinamento, chiarezza e capacità amministrativa.
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