Il settore edilizio delle Ristrutturazioni, è sempre stato sensibile alle dinamiche economiche globali, ma negli ultimi anni, le tensioni commerciali e l’imposizione di dazi doganali stanno amplificando incertezza e instabilità, con ripercussioni dirette sul mercato immobiliare e sui costi di costruzione e ristrutturazione. In particolare, le politiche protezionistiche introdotte dagli Stati Uniti durante l’amministrazione Trump continuano a produrre effetti visibili anche oggi, soprattutto in Europa.
I dazi doganali imposti su acciaio, alluminio e altri materiali fondamentali per l’edilizia hanno fatto aumentare sensibilmente il prezzo di molte materie prime. Negli Stati Uniti, si è registrato un rincaro medio di 9.500 dollari sul costo di costruzione di un’abitazione. Questo incremento è in parte dovuto ai dazi aggiuntivi del 24% sull’acciaio e ad altri balzelli su prodotti importati.
Il mercato italiano risente indirettamente di questi aumenti. Il motivo è semplice: molte aziende italiane esportano materiali di pregio, come il marmo di Carrara, verso gli Stati Uniti. La diminuzione della domanda estera, unita a un rincaro dei materiali importati, ha un effetto a catena che coinvolge tutta la filiera edilizia, dal produttore al consumatore finale.
In Italia, l’aumento dei prezzi delle materie prime si è tradotto in un generale rialzo dei costi edilizi. Molti cantieri hanno dovuto rivedere i propri preventivi, e i privati si sono trovati a fronteggiare rincari del 5-10% sulle ristrutturazioni. Questo scoraggia le famiglie dall’investire nella riqualificazione energetica o nella manutenzione straordinaria degli immobili, con un possibile effetto frenante sul mercato immobiliare.
Le nuove costruzioni, già colpite dalla scarsità di terreni edificabili e dalle difficoltà burocratiche, soffrono ulteriormente per l’incertezza legata ai costi e alla volatilità dei mercati. In un contesto in cui i margini si assottigliano, anche gli investitori preferiscono attendere o spostarsi verso settori percepiti come più stabili.
L’Unione Europea ha reagito alle misure statunitensi con contromisure mirate, cercando al contempo di rafforzare i rapporti commerciali con altri partner strategici. L’obiettivo è duplice: da un lato tutelare le imprese europee dalla concorrenza sleale e dai dazi punitivi; dall’altro garantire l’approvvigionamento di materie prime a costi sostenibili.
La Commissione europea sta anche incentivando le aziende a diversificare i fornitori, a investire nella filiera corta e a puntare su materiali alternativi e sostenibili, più resistenti agli shock del mercato internazionale.
Il futuro del mercato immobiliare dipenderà in larga parte dalla capacità delle istituzioni di contenere l’instabilità economica e promuovere politiche di supporto. In questo contesto, le scelte della Federal Reserve, soprattutto in materia di tassi d’interesse, saranno decisive per il riequilibrio dei costi internazionali.
Le imprese italiane sono chiamate a una prova di resilienza: dovranno adattarsi rapidamente ai cambiamenti geopolitici, rimanere competitive e, soprattutto, continuare a puntare sull’innovazione, sulla qualità dei materiali e sull’efficienza energetica. Il clima di incertezza potrebbe durare ancora, ma le sfide di oggi potrebbero trasformarsi nelle opportunità di domani
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